Vogliamo trasportarvi nel mondo del vintage.
Un mondo vasto che da sempre porta alta l’etica della sostenibilità. Vogliamo parlare del slow fashion, abbattendo i muri e per farlo, dobbiamo dirvi alcune cose, portandovi a fare scelte più consapevoli.
Partiamo dalle basi.
Vintage è un attributo che definisce le qualità e il valore di un oggetto indossato o prodotto almeno vent'anni prima del momento attuale, e che può essere riferito a secoli passati.
Il vocabolo deriva dal francese antico vint (venti) age (anni), inteso come prodotto appunto almeno vent'anni prima.
Il termine vintage è stato poi utilizzato per identificare la qualità superiore degli oggetti considerati di "culto" per differenti ragioni, tra le quali la qualità superiore con cui sono stati prodotti, se confrontanti ad altre produzioni precedenti o successive dello stesso manufatto e specialmente per l'irripetibilità e la non riproducibilità che li contraddistingue, o per ragioni legate a motivi di cultura o costume.
Un prodotto può essere definito autenticamente vintage se, oltre a rispecchiare il fascino del passato, presenta alcuni requisiti legati alla rarità estetica e manifatturiera di quel prodotto:
-
Data: è necessario considerare l'età dei capi. I capi possono essere definiti vintage se risalgono ad almeno due decadi precedenti (20 anni prima) al periodo contemporaneo. Laddove siano antecedenti di un secolo (10 decadi o 100 anni prima), si parla di antiquariato.
Per cui, nel 2020 (ad esempio) la caratteristica vintage può essere attribuita solo a capi che risalgono fino agli anni venti. -
Qualità: i capi sono caratterizzati da un design e da una manifattura di pregio, oltre ad essere difficilmente riproducibili. Spesso i capi vintage sono dei “pezzi unici”.
Il fatto che il capo sia di qualità elevata è un requisito fondamentale sia nel caso in cui appartenga a un brand di fama, sia in cui sia di un produttore non identificabile. - Stile rappresentativo di una determinata epoca: i capi sono spesso iconici, che richiamano uno specifico momento storico e incarnano le caratteristiche sociali e di costume di una specifica epoca. È proprio il legame col passato che conferisce ai capi un particolare pregio e spesso li distingue dai corrispettivi capi nell'epoca contemporanea, creati in serie e largamente reperibili.
- Marchio: per definire un capo come vintage non è fondamentale che appartenga a un marchio famoso proprio perché l'appellativo si riferisce alla qualità intrinseca del manufatto. Al contempo, nel tempo sono stati creati pezzi che, proprio per via dei designer che li hanno ideati o dei testimonial che li hanno resi celebri, sono diventati iconici e sono rimasti celebri nell’immaginario collettivo, diventando i più ricercati, desiderati e rinomati.
- Rarità merceologica: dovuta non solo alla sua irripetibilità nel mercato contemporaneo ma anche ai materiali impiegati nella realizzazione del prodotto - che sono caduti in disuso o sono diventati introvabili - oppure al processo produttivo, basato su particolari lavorazioni oggi non più realizzate per via del costo eccessivo.
STORIA
IL SECONDO DOPOGUERRA
Negli anni cinquanta, dopo la seconda guerra mondiale, un ruolo fondamentale lo ebbero i giovani, andando a costituire le cosiddette “sottoculture giovanili” che, in concomitanza con il cambiamento sociale, politico ed economico, ricercarono un proprio stile, irriverente e anticonformista.
L'abbigliamento, insieme alle specifiche scelte in campo musicale e sportivo, rappresentava uno dei codici attraverso cui tali sottoculture intendevano distinguersi dal resto della società e, in particolare, dalla cultura mainstream.
È in questo contesto che nacquero i mercatini di prodotti e vestiti vintage.
Uno dei primi e dei più famosi fu quello degli esistenzialisti di Parigi, giovani che non avevano lavoro e vendevano prodotti e capi usati.
ANNI SESSANTA E SETTANTA
Il vintage ritornò in auge a pieno titolo negli anni sessanta e settanta, quando il trend fu ripreso e reso celebre dalla cosiddetta cultura hippy, espressione dell'omonimo movimento di stampo anticapitalista che, in sintonia con le proprie posizioni e idee, faceva sempre più ricorso ad abiti e capi vintage e di seconda mano, che permettevano loro di esprimere la propria creatività e il proprio animo ribelle.
Il tentativo era distinguersi dalle classi più abbienti e dai vestiti dei marchi di moda più noti.
È in questo periodo che nacque il mercato del vintage, con i suoi negozi appositamente dedicati. In quel periodo, tuttavia, il vintage rimase vincolato al concetto di “seconda mano” e di “usato”.
ANNI OTTANTA E NOVANTA
Bisogna aspettare gli anni ottanta perché inizi a prendere piede il concetto di “stile vintage” e perché il passato diventi fonte di ispirazione per gli stili contemporanei, basati sulla ripresa delle tendenze delle epoche precedenti.
È però negli anni novanta che la tendenza vintage si consolidò e prese forma il concetto moderno di vintage.
Infatti è in quel periodo che il vintage passò definitivamente dall'essere un atto per ribellarsi contro la società consumistica a essere una tendenza in voga nell'industria della moda.
La tendenza vintage si diffuse anche nel mondo delle star, tanto che nei red carpet e negli eventi più importanti le celebrità iniziarono a indossare abiti vintage precedentemente usati da altre celebrità, pratica che si è sempre più diffusa e che oggi si è consolidata.
Se si parla di vintage, ciò che ci viene subito in mente sono i mercatini.
La parte a mio parere più magica, divertente e stimolante è frugare tra mille cianfrusaglie e trovare il pezzo della vita.
Ma c’è una netta differenza tra i mercatini di seconda mano e quelli vintage. Molte persone e forse anche tu, penserai che “seconda mano” e “vintage” siano la stessa cosa. Non è così.
Questo è uno dei motivi per cui ho deciso di iniziare questo articolo partendo proprio dalle basi.
VINTAGE è appunto un capo realizzato almeno vent’anni fa, e che, invecchiando ha acquistato più valore. Può essere un capo rimasto invenduto, mai utilizzato o utilizzato.
SECONDA MANO (SECOND HAND) è invece un capo che ha origine più recente rispetto al vintage e cioè da dopo gli anni 2000 ad oggi.
Un capo che può essere usato ma anche non.
e PRELOVED?
Lo sentiamo spesso nel mondo dello shopping e soprattutto nel mondo del slow fashion.
PRELOVED significa PRE AMATO.
È un capo vintage che è stato già amato precedentemente.
Ed ora, parliamo di un tema molto delicato e molto importante.
SOSTENIBILITÀ
La sostenibilità rispetto ai consumi dell'industria della moda rappresenta uno dei maggiori punti di forza nell'acquisto di prodotti vintage e di seconda mano.
Infatti la moda è una delle industrie con il maggiore impatto ambientale e sociale.
A livello sociale, l'impatto dell'industria della moda è particolarmente elevato. Molti lavoratori dell'industria tessile lavorano in condizioni non adeguate, in termini igienico-sanitari, di sicurezza sul lavoro, e di salario, ricevendo stipendi al di sotto degli standard minimi. Anche da un punto di vista ambientale, le problematiche di questa industria sono rilevanti: ogni anno si assiste a una perdita quantificabile in circa 500 miliardi di dollari dovuta allo scarso utilizzo e riciclo degli indumenti. L'industria tessile provoca, inoltre, 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni ogni anno e versa negli oceani circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche.
In termini di costo, comprare prodotti vintage rappresenta una soluzione che coniuga qualità e prezzo in modo vantaggioso. Facendo ricorso a tale abitudine di consumo, è possibile acquistare a prezzi maggiormente competitivi rispetto a quelli iniziali, prodotti realizzati con materiali di qualità, spesso in fibre naturali e spesso più resistenti, grazie anche dal fatto che nei decenni precedenti la qualità dei prodotti era mediamente migliore a quella odierna. La scelta dell'acquisto di un capo vintage, dà la possibilità di restituire una seconda vita ad un capo, ma allo stesso tempo diminuisce gli sprechi in termini di risorse naturali e produttive, necessarie alla produzione degl'indumenti stessi. La crescita sempre più forte del mercato del vintage, specialmente nelle generazioni più giovani, non è data solo dal rifiuto dell’ omologazione e dalla volontà di contrapporsi al fenomeno del fast fashion, ma nasce dal desiderio di una moda più sostenibile ed attenta all'ambiente. L'acquisto di abiti vintage tende ad incoraggiare una forma di economia circolare.
Il fast fashion è il cancro del mondo. Del nostro.
Questo fa parte di quella fetta di mondo che, non essendo consapevole di tutto ciò che gira intorno a questa realtà, diventa vittima di un consumo veloce, ossessivo e nocivo.
Spesso sento persone dire “compro due maglie da x piuttosto di comprarne una in uno shop online indipendente” (potrei citarvi mille catene di fast fashion ma le conosciamo tutte molto bene).
Si pensa al risparmio quando si pensa al fast fashion ed è del tutto errato.
Compri una maglia in una di queste catene a 20 euro che spesso ormai ne spendi anche 30/40.
La lavi, la usi, la lavi una seconda volta e che succede? Questa si sfalda, ti fa i pallini, si scuce, si buca.
Motivo?
Tessuti scadenti, tessuti sintetici, cuciture al limite del pessimo.
Non solo, quante volte ho visto persone con allergie alla pelle che prima non avevano.
Motivo?
Uno di questi può derivare da tessuti sintetici.
I capi vintage come riportato precedentemente hanno una qualità di tessuto decisamente molto più alta.
Ti sei mai chiesta per quale motivo un capo così vecchio sia resistito così tanto in tutti questi anni?
QUALITÀ.
Io stessa indosso capi di mia madre, della mia nonna e con molta frequenza. Non ho mai avuto nessun problema di usura.
Certo, alcuni capi vintage sono ridotti male, perché l’usura nel tempo può verificarsi. Ma questo non ne determina la qualità. Devi sempre pensare che un capo vintage ha molti anni alle spalle e spesso, il vero nemico del vintage sono il sole e le tarme. Tutto dipeso dal tipo di conservazione negli anni di esso.
IL PREZZO.
Io sono una venditrice, ricercatrice e appassionata di abbigliamento vintage e accessori donna.
Come molte delle mie colleghe.
Spesso i capi vintage che trovi online posso avere dei prezzi un po’ più alti rispetto all’immaginario collettivo o indubbiamente più alti in confronto ad un capo scovato in un mercatino.
Tieni in considerazione dei fattori molto importanti.
Il prezzo che puoi trovare nel mercato online è dovuto a un’accurata ricerca, al tempo, al lavaggio del capo, stiratura e in caso di esigenza, alla messa a nuovo.
Per messa a nuovo intendo un intervento da parte di una sarta, sostituzioni di bottoni, scuciture o buchi.
Tutto questo che certo, è il nostro lavoro ma ha un prezzo.
Pensa il costo dei detersivi, l’elettricità che usiamo per le lavatrici, il ferro da stiro, i rulli per i peli, i bottoni, ago e filo.
E tutto quello anche che c’è dietro al nostro lavoro come il packaging per le spedizioni, i biglietti da visita e tutte quelle accortezze che rendono unico il nostro operato. Ognuna in maniera differente.
Ovviamente il prezzo dipende anche dalla condizione del capo, dalla manifattura, dalla qualità del tessuto, dal taglio, dalla trama, dalla unicità e in altri casi dal brand.
Per ciò, tieni in considerazione alcuni fattori che, ti faranno apprezzare l’esperienza e acquisire maggiore consapevolezza quando acquisti vintage in negozi indipendenti e ancora piccolini.
Il motivo per cui spesso molti negozi indipendenti tra cui il mio, non effettuino resi è non solo per la difficoltà nel gestire tali situazioni ma, per evitare un eccessivo consumo di inquinamento tramite i corrieri.
Insomma il vintage è un vero e proprio stile di vita, che ti permette di risparmiare nel tempo, di essere unica, di abbracciare un’etica sostenibile e di dare vita a capi che hanno ancora tanto da raccontare.
Vivi un’epoca nella tua.